martedì 21 febbraio 2017

Un piccato comunicato stampa e la propaganda dei fake di regime: Repubblica conferma il trasferimento

Abbiamo colto nel segno se il Museo si è scomodato e si è sentito in dovere di diramare un comunicato stampa per tirar l'acqua al proprio mulino e cercar di delimitare il campo della discussione. Comunicato che, però, non fa che girarci intorno, senza affrontare minimamente i problemi sollevati dal Comitato, limitandosi a sviare l'attenzione su aspetti marginali. 
Non a caso a dar man forte al Museo arrivano i soliti media main stream, che si sono ben guardati in precedenza dall'informare i Torinesi e che cercano, ora, di minimizzare, cercando di buttar tutto sulla "polemica". Ma quale polemica? Qui si son poste questioni gravissime, alle quali nessuno - Museo, Comune, Regione, Ministero - si degna di rispondere. Se i cittadini non si fossero auto organizzati sarebbe passato tutto sotto il più assoluto silenzio.
La solita strategia della minimizzazione adottata in questi casi, insomma, che denota anche la spocchia e il fastidio di chi ha ideato e gestito l'operazione scippo fin dall'inizio.

Prendiamo, per esempio, Repubblica (lo stesso giornale che "sbaglia" a pubblicare le foto di quelli diversamente amici): non una parola nei mesi scorsi sull'operazione, è prontissima ora a disprezzare i Torinesi e a derubricare le loro giuste richieste e preoccupazioni a "bufale" - sfidiamo a provare che siano tali. I cittadini vengono dileggiati in quanto sono costretti ad affidarsi ai "volantini passati di mano": come dovevano farsi sentire, se i comunicati stampa non allineati Repubblica manco li prende in considerazione?
Ironia di quart'ordine anche sui numeri della petizione online: "meno di 60 firme", ci informano. Certo: meno di sessanta firme nella prima notte di pubblicazione. Se Repubblica la facesse conoscere, magari le firme crescerebbero più velocemente e i Torinesi potrebbero sapere, ma forse non è questa la mission (si dice così?) del giornale che piace alla gente che piace.

Strepitosa, però, e tanto più significativa perché, evidentemente, sfuggita, una precisazione: "l'area espositiva a Catania è un'opportunità per allestire un secondo museo, un gemello".
Avete capito? SECONDO MUSEO. Non "mostra temporanea", più o meno lunga. Questa è solamente una foglia di fico per mascherare la realtà, fumo negli occhi fin quando il trasloco non sarà completato; a quel punto i Torinesi saranno stati posti davanti al fatto compiuto e... ti saluto e arrivederci. Anzi: ti saluto e basta. Parte dell'Egizio, per Torino sarà perduta per sempre.

Ci prendono in giro: l'assessore catanese Licandro conferma l'accordo, precisando che l'operazione "è stata sin dall'inizio condivisa con il Mibact, con la Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio di Torino e il Cda".

Abbiamo ragione noi a parlare di scippo. Questa è un'operazione ancora tutta da chiarire, premeditata a freddo e che viene da lontano. Non è affatto una questione innocente.